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SILADEN

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PLEROGYRA SINUOSA con Gambero in simbiosi.

Questi piccolissimi gamberetti vivono in simbiosi/commensalismo con l'attinia "Plerogyra sinuosa". (10 m., Bunaken, Manado, Nord Sulawesi, Indonesia, Mare di Celebes

EUPHYLLIA ANCORA

Similmente alle altre sette specie del genere Euphyllia anche E. anchora possiede uno scheletro con pareti sottili ma solido e massiccio. La forma dei coralliti è a meandro, e si presentano allungati e contorti. Diversi polipi formano ciascuno insieme agli altri una colonia corallina semisferica (“emisferica”). I tentacoli dei polipi, estesi sia di giorno sia di notte, sono posti così a stretto contatto da non rendere riconoscibili i coralliti allungati, cosicché l’intero corallo appare massiccio. Soltanto quando i polipi si chiudono si riconoscono i coralliti a forma di meandro. All’estremità i tentacoli si allargano in maniera tipica, sicché appaiono a forma di martello o ricordano un’ancora, circostanza che ha suggerito appunto il nome anchora. I polipi, compresi i tentacoli, sono in prevalenza verdi, occasionalmente anche marroni, e la parte terminale allargata del tentacolo presenta una colorazione bianca di forte contrasto.

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SIMBIOSI

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La parola simbiosi significa letteralmente "vivere in comunità". In biologia si intende una convivenza duratura di diversi organi- smi per una comune utilità. Per una simile esistenza in comune, parecchie specie di animali o piante possono cimentarsi in

questa unione. All'inizio si instaura solamente un tenue rapporto di reciproca utilità, con il quale gli organismi convivono solo occasionalmente, traendo- ne un reciproco vantaggio. In molti casi si sviluppa però da queste situazioni, attraverso adattamenti comportamentali, una vera e propria "Simbiosi". Anche tra piante e animali si possono costituire delle convivenze, come ad esempio nell'endosimbio- si tra coralli e zooxantelle, le minuscole alghe che vivono nei tessuti di questi invertebrati. Con l'aiuto dell'energia luminosa, le alghe simbionti espletano la fotosintesi. In questo processo alcuni semplici composti inorganici sono trasformati in sostanze organiche ricche di energia, che in gran parte ven- gono utilizzate dall'organismo ospitante, contribuen- do in buona misura alle esigenze alimentari del corallo. In cambio le alghe simbionti ottengono dal- l'animale che le ospita, prodotti del suo metaboli- smo quali anidride carbonica, ammonio e fosfati, che rappresentano, per le alghe, delle utili sostanze. Molte specie di coralli trasmettono, per mezzo della riproduzione sessuale, queste alghe simbionti alla successiva generazione, tramite le cellule germinali che le contengono già dall'inizio. Per le specie di coralli rimanenti, il meccanismo di inglobamento delle zooxantelle implica il loro assorbimento, pochi giorni dopo la trasformazione delle larve, da parte del polipo primario dall'acqua circostante. Nel caso delle conchiglie giganti (Tridacnidae), l'endosimbio- si si è ulteriormente sviluppata, dato che negli ani- mali in oggetto le zooxantelle non vivono nel tessuto cellulare ma in un complesso sistema di canali, generatosi appositamente a questo scopo. Per l'espo- sta ragione le grandi conchiglie mostrano concen- trazioni algali, in rapporto a quelle dei coralli duri, dieci volte maggiori (C. Belda), così che la superfi- cie corporea predisposta per ricevere la luce può essere impiegata più efficacemente. Le Tridacne non trasmettono le alghe simbionti ai loro discendenti; le giovani conchiglie infatti devono inglobarle filtran- dole dall'acqua.Tuttavia non solo le alghe simbionti vivono insieme a queste conchiglie.Talvolta si trova- no dei minuscoli gamberetti al loro interno, visibili solamente attraverso il sifone di ingresso. In questo caso comunque si tratta molto probabilmente di una forma di commensalismo, dato che per la Tridacna non sembrano evidenziarsi dei vantaggi. Osservando però più attentamente queste conchiglie, vi si sco- prono innumerevoli altri organismi che hanno la loro casa tra gli interstizi calcarei del guscio, appro- fittando del riparo lì disponibile.Tra gli altri vi si sta- biliscono coralli, piccole conchiglie, spugne e svariati filtratori. Anche granchi o gamberi trovano riparo tra le sporgenze calcaree di una Tridacna maxima o T. squamosa. Proprio il mare offre moltissimi esempi di simbiosi e di altri tipi di convivenze, e molti anco- ra sono continuamente scoperti. Diverse di queste comunità dove ambedue,o almeno uno dei due part- ner trae un vantaggio dalla convivenza, si interpreta- no come una "risposta" a variazioni ambientali sfa- vorevoli alle specie in questione. Un esempio potreb- bero essere i piccoli cetrioli marini del genere Synaptula che vivono su svariate spugne, sulla cui superficie strisciano di continuo alla ricerca di parti- celle di cibo. In questo modo i cetrioli ottengono suf- ficienti quantità di nutrimento e la spugna viene liberata dall'accumulo di sedimenti, consentendone la sopravvivenza anche nelle torbide acque costiere. Le spugne aspirano acqua attraverso tutta la loro porosa struttura corporea, per estrarne le più piccole particelle organiche ed il microplancton (alghe uni- cellulari, batteri). Per questa ragione morirebbero di fame in acque eccessivamente pulite, ma anche in quelle torbide le condizioni possono essere sfavore- voli, dato che i sedimenti sono in grado di otturarne velocemente i finissimi pori. Per le spugne significa che aree costiere particolarmente ricche di sedi- menti (come quelle nelle vicinanze dei fiumi), non sono adatte. Con l'aiuto di questi minuscoli cetrioli di mare come "collaboratori domestici", il problema è però facilmente risolto. Quest'ultimi devono risol- vere un dilemma di tutt'altra natura. I loro appicci- cosi tentacoli trattengono tutto ciò che è commesti- bile, ma nel caso di forti correnti tutti i sedimenti vengono trascinati via. Nel caso delle spugne, sulla cui superficie si accumulano particelle di maggiori dimensioni, trovano invece abbondante nutrimento. In questo rapporto la debolezza dell'uno diventa quasi motivo di vita dell'altro. Sulle formazioni spu- gnose più grandi, come le spugne tubolari Xestospongia testudinaria che raggiungono dimen- sioni di oltre dieci metri, si trovano centinaia di ope- rosissimi cetrioli di mare.Quando si parla di forme di vita simbionti, non dovrebbero mancare quelle di "pulizia". I pesci pulitori ed i gamberi, allevati anche in acquario, liberano i pesci da parassiti quali cro- stacei, vermi, protozoi ed altri, offrendo un esempio evidente di tali comunità. Il dato di fatto che ambe- due i partner hanno modificato il loro comporta- mento, per rendere possibile questi fenomeni, può bastare a definirli come una "vera simbiosi". Un presupposto per questo tipo di rapporto è una tutt'altra forma di convivenza. Perfino nella relazione tra parassita e pesce infatti si può parlare di comunità vivente, anche se da punti di vista diversi, visto che vanno tutti a discapito dei pesci. L'esempio serve comunque a dimostrare i diversi aspetti delle comunità viventi nel reef e in parte anche in acquario. Innumerevoli organismi marini si assicurano la sopravvivenza con rapporti di stretta convivenza. 

I paguri ed alcuni granchi trasportano con loro delle anemoni per proteggersi con i tentacoli urticanti, i gamberetti vivono nelle anemoni, tra i rami dei coralli, con gli echinodermi, invertebrati molli e con i pesci. Minuscole stelle marine vivono con i coralli molli, granchietti simbionti con i coralli, solo per citarne alcuni. Tuttavia non si tratta nella maggior parte dei casi di simbiosi, ma di commensalismo (un commensale prende parte al nutrimento del suo convivente, senza comunque apportargli seri fastidi). Questi rapporti dove uno dei due partner impone all'altro la convivenza sono detti "carposi". I passaggi tra simbiosi, carposi e parassitismo, proprio tra gli organismi marini, sono difficilmente identificabili anche per gli scienziati, e spesso è quasi impossibile determinare quale forma di convivenza si stia real- mente osservando. Intensivi studi comportamentali, in natura e in acquario, forniscono continuamente nuove conoscenze, spesso frutto di attente osservazioni di subacquei. In questo modo quelli che sembravano a prima vista rapporti di carposi, non mostrando vantaggi per ambedue i protagonisti, si sono successivamente evidenziati come convivenze di simbiosi, altri invece anche come vere o iniziali parassitosi. La ricerca nel campo comportamentale ha davanti a sé un territorio tanto vasto quanto interessante da esplorare.

Un paesaggio dominante di origine vulcanica crea una cornice unica per scoprire questa regione del Nord Sulawesi, una delle migliori e riconosciute destinazioni al mondo per immersioni da veri intenditori. L’ottima visibilità media (25/30 m) permette incontri unici ed emozionanti spesso anche di specie insolite come, ad esempio, il pesce preistorico “coelacanth” (celacanto), oltre ovviamente ad alcuni incontri più familiari come gli squali di barriera, tartarughe, aquile di mare, pesci napoleone e anche (pur se rari) dugongo e orche! Ma la vera sorpresa di Manado è la sua doppia anima contraddistinta da una parte dal Parco Marino Protetto di Bunaken, che dista circa 30/40 minuti d’imbarcazione dalle coste di Manado e dall’altra La baia di Manado e in generale la costa del Sulawesi

Stando al Siladen Resort & SpA. di Siladen,si potrà approfittare della bellezza delle barriere coralline del Parco Nazionale Marino di Bunaken, di cui fa parte l'isola di Siladen, che sono ricche e incontaminate, con una moltitudine di coralli molli di ogni colore e forma  e tutta la straordinaria vita della fauna di barriera.
Le immersioni all’interno del Parco Marino di Bunaken sono per lo più in parete caratterizzate da una leggera quanto piacevole corrente. Ci sono circa 22 siti di immersione ufficiali: banchi di barracuda e jack fish, tartarughe e squali di barriera, serpenti di mare e pesci napoleone sono tra gli abitanti residenti di queste ripide pareti coralline, oltre ovviamente a tutta la ricchissima fauna di barriera. Le isole di Bunaken, Nain e Siladen (dove si trova il Siladen resort & SpA.) offrono poi enormi giardini di coralli duri, oltre alle classiche immersioni in parete, sempre presenti. L’isola di Montehage, rivolta verso l’oceano aperto, garantisce un'ottima visibilità ed è una delle mete preferite dagli squali di barriera e dai grandi banchi di barracuda, oltre a pesci pappagallo e jack bumphead. Infine Manado Tua,'affascinante isola a forma di cono vulcanico, caratterizzata da ripidi drop-off che si inabissano nel blu profondo.  Qui si trova il corallo più bello e più incontaminato, così come i più colorati nudibranchi. Le imponenti pareti a strapiombo sono un'esperienza mozzafiato, pareti ricche anche di grotte dove  si trovano spesso squali e altri grossi pesci, rendendo questa area la migliore per le immersioni in profondità.
Ovviamente non mancano, su tutto l’arco dell’arcipelago, le enormi gorgonie e spugne di dimensioni impressionanti. Ma anche la  varietà di coralli molli è eccezionale, rendendo questa area una dei migliori siti al mondo per quanto riguarda la biodiversità.

Di seguito alcune fotografie da me realizzare e nella sezione video trovate 3 min di spettacolari riprese e inquadrature di questo meraviglioso luogo.

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